Può un romanzo storico trattare di guerra e d’amore senza apparire manicheo o stilisticamente impuro?
Un sogno per vivere è un felice e naturale esempio di commistione fra questi due antitetici temi.
L’autrice narra di amicizia e d’amore, di valori eroici e di resistenza, senza però abbandonarsi all’insidia dei buoni sentimenti o del favolistico. La prosa è realistica, cruda nel momento in cui è necessario rivelare al lettore la sostanza dei fatti. Vera e concreta, seppur percorsa da spettri di creature odiose e spaventose: i mostri della guerra.
Fra i protagonisti della storia c’è Eugenio, un ragazzo romano che si trova costretto da un giorno all’altro a confrontarsi con l’orrore puro della battaglia. Non impazzisce, il ragazzo, né prova a fuggire. Evita anche di continuare a dibattersi senza posa fra questi fantasmi. Messo di fronte alla tragedia, Eugenio affronta la realtà e in essa scopre se stesso: la propria forza, stimolata dalla disperazione e dalla volontà di distinguersi dal male imperante e comune.
La guerra, tuttavia, è un patogeno che infetta anche gli spiriti più sani e predisposti all’immunità. Quando non uccide e non mutila, lascia ferite invisibili nei pensieri. Ed è qui che interviene l’amore.
Francesca Spadaro ha saputo raccontare la Seconda Guerra Mondiale senza indulgere in gravi o inutili considerazioni ideologiche e senza scadere nel melodramma. Ha messo la vita in primo piano. E i punti più intensi del libro sono appunto quelli in cui il tema della guerra e dell’amore si intrecciano in un inestricabile groviglio di suggestioni, aspettative, ricordi e istinti.
Una storia d’amore nata quasi per gioco, in tempi sereni, che pareva brillante poco più di una lucciola, diventa la stella polare durante la lunga e buia notte del conflitto per due giovani intrepidi, pieni di vita e di speranze.
#GiuseppeFranza
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